giovedì 22 luglio 2010

Recinti virtuali. La rete senza confini

Teorizzando

LA RETE NON HA PADRONI?
Il contributo della rete alla salvezza di una nazione dal suo tiranno potrebbe essere stato tutto un test per raccogliere informazioni sulla pericolosità di internet per le future dittature globali?


Il declino del premier italiano (Silvio Berlusconi) arriva con i primi sondaggi di luglio.
Perfino i suoi fedelissimi elettori sembrano risvegliarsi dall'incantesimo.
Nulla pare più rendere l'uomo di Arcore l'uomo d'acciaio inattaccabile.
Ma come per ogni super eroe esiste la sua criptonite. La rete, nel suo insieme, è un unico sistema di connessioni sociali, dove non esistono intermediari assoluti. Ogni forma di potere ha un punto debole che è il suo numero.
Per mantenere il potere centralitario non può venir distribuito oltre un certo numero di persone. Questo creerebbe difatti scismi e conflitti interni. Un minuto numero di famiglie di potere deve controllare milioni di individui con il controllo culturale. Un arte raffinata che ha spinto la specie umana a migliorarsi sempre più nell'arte della manipolazione.
Il controllo lo si ottiene distribuendo conoscenza misurata e creando i supporti ideologici per mantenere gli istinti di massa sotto controllo. Tale controllo però è compatibile con la rete informatica globale?
Il potere si è scontrato contro la tecnologia, una sorta di test, di battesimo del fuoco per fare esperienza?

Il caso italiano potrebbe essere visto anche in questi termini.
Altre dittature nel mondo hanno da subito attaccato la rete con le cesoie, fisicamente e tempestivamente, avvertendo in essa un ostacolo non arginabile al controllo. In italia timidi tentativi in tal senso hanno sempre spaventato i criminali al lavoro nel governo per via delle implicazioni politiche in europa e dell'intervento europeo diretto se un simile decreto fosse mai stato applicato.

Ora i sondaggi danno il premier in netto declino, anche dai suoi fedelissimi elettori, che fino a qualche mese fa scesero in piazza a rendere omaggio al loro capo. Un armata brancaleone formata da mercenari, estremisti, evasori e delinquenti generici, riempendo per un decimo la piazza a loro dedicata per il regale omaggio.
Il cambio di rotta dei suoi elettori non significa che essi hanno inteso le vere intenzioni del governo di fare i propri interessi a discapito di quelli nazionali, hanno semplicemente avvertito un indebolimento del premier dal punto di vista autoritario. Dopo l'arresto della 'ndrangheta al nord in lombardia, che simboleggiava il braccio armato dell'illegalità culturale italiana, Berlusconi si è trovato nudo. I suoi elettori "complici" del suo operato non si appoggiano più a un capo che è stato incapace di proteggere la rete criminale del nord dagli attacchi dei magistrati antimafia. Ecco il cambio di rotta, il gioco non vale più la candela, meglio fingersi persone civili e non affidarsi a un boss così debole.
Questo è quello che realmente è avvenuto. Nessun risveglio di coscenza, il capo è debole, non conviene più seguirlo nelle sue folli idee di conquista. La democrazia si è dimostrata forte anche in un paese dove non ha goduto mai del pieno appoggio dei suoi cittadini.

La rete si dimostra un mezzo che si genera e si alimenta dal basso, che ha azione diretta sui temi trattati e sulla diffusione delle idee o delle informazioni senza filtri. Ma questo mezzo è a doppio taglio, da una parte può affossare una dittatura, che come un tumore viene stroncato prima che si sviluppi (l'esempio italiano), dall'altro è uno dei più potenti mezzi di persuasione della storia.
Facendo il confronto con la televisione internet è migliaia di volte più persuasivo. La difficoltà di manipolazione in rete ai fini propagandistici e di controllo di massa derivano dall'appiattimento delle gerarchie di sistema. Cioé dove i mezzi per diffondere un ideologia possono essere diffusi con gli stessi canali da chiunque non sia stato scelto per i giochi, sia al potere che all'opposizione.
Se analizziamo bene la rete e la sua evoluzione essa ha formato i più immensi monopoli mediatici mai creati dall'uomo con le televisioni. Google come principale motore di ricerca mondiale, YouTube che controlla l'80% del materiale video in rete, FaceBook che controlla (e molto invasivamente) i social network.
Siamo così convinti che la rete sia un posto così popolare quando utilizziamo tutti sempre gli stessi canali comunicativi gestiti da sole tre aziende multinazionali?

In Birmania, Cina, Iran la rete è controllata con le forbici dal governo, è possibile fare ciò per la mancanza di una democrazia e dei diritti fondamentali già eliminati in precedenza dai loro governi. In occidente si utilizza forse questo modello per erigere i recinti del controllo e filtro ideologico?
Teorizzando di complotti non si può fare a meno di constatare quanto questi mezzi siano potenti, e quanto questo potere sia in mano a pochi.
Ancora nessuno ha sviluppato la rete con un modello più flessibile. I video potrebbero essere archiviati da società di server che non fanno riferimento diretto a società di servizio. Youtube non è null'altro che il sistema di connessione e interfaccia per i video archiviati, non era di certo necessario che ne diventasse il proprietario. La rete doveva essere concorrenziale, i portali dovevano fungere da noduli di interconnessioni, dove nessuno era padrone di nulla.

Potendo scegliere uno decideva se cercare video tramite l'interfaccia utente e il motore offerto da youtube oppure passare a youpipe. Questo non è avvenuto, la rete ha confini, blindature, proprietà fisiche. Tutto l'opposto dello spirito dei pionieri universitari che hanno contribuito a diffonderla come patrimonio dell'umanità.
Il modello attuale è forzato, recinti virtuali sono ovunque in rete, mentre sempre più persone si affidano a queste aziende monopolistiche per i propri accessi. Se proviamo a guardarci attorno nel cyberspazio noteremo stringersi sempre di più un confine, che crea corridoi, strettoie e viicoli ciechi in un mondo virtuale dai confini teoricamente infiniti.






Estratto del giornale online ilfattoquotidiano.it del 21/07/2010

Urla e fischi: lo spot non incanta più


Lugath scrive:
Ci vuole coraggio a cantar vittoria ora che il suo potere è in declino.
È come festeggiare dopo un bombardamento che i bombardieri hanno finito le munizioni e si ritirano lasciandoci una città in macerie.
Berlusconi è scampato a quasi tutti i suoi processi, ha triplicato le sue entrate e favorito imprese di amici e soci.
Ha arricchito la mafia, salvato da altri processi molti dei suoi collaboratori, creato una casta e potenziato i servizi deviati italiani.
Ha gettato un precedente nel paese, ora è possibile distruggere le istituzioni, logorare anche le più fondamentali, ha dimostrato un sistema corrotto in ogni settore e livello sociale e ha controllato quasi la totalità dei media.

Gli unici meriti che ci hanno permesso di uscire fuori da questa crisi vanno alla rete. Cosa che mi fa puzzare il tutto di esperimento sociale, dove noi italiani siamo stati la cavia per testare il sistema sociale della rete. Si sono testati metodi e strategie per difendere la costituzioni e lo stato di diritto dagli attacchi di criminali organizzati infiltrati al governo.

Cantare vittoria dopo quello che abbiamo rischiato e soprattutto quello che abbiamo subito, e che comunque continuiamo a subire, non è detto che alla fine non riesca a ribaltare la situazione, è davvero patetico.

Penso che come nazione ne usciamo a testa bassa, corrotti, opportunisti, ladri, mafiosi, egoisti e mediamente stupidi, il ritratto degli italiani che ci viene dipinto addosso da mezzo secolo ha trovato solo conferma. E la riuscita della resistenza di rete è stata condotta da un pugno di italiani, ben poca cosa rispetto ai 50milioni di "tradizionalisti" rimasti in poltrona a guardarsi i dibattiti su porta a porta o credere all'opposizione di ballarò. Le voci fuori dal coro erano davvero poche (Santoro, la sette e il solito raitre con la baionetta).

Il fatto quotidiano è il colpo di grazia, arrivato al momento giusto a completare quest'opera di rinascita.






27/08/2010

Risposta all'articolo del fatto:
Ilfattoquotidiano.it Quasi 24 milioni gli italiani su Internet
del 29 luglio 2010


Lugath scrive:
Una bella imburrata questo articolo. Come se il web fosse la terra promessa priva di rischi e dove si trova la verità assoluta di ogni cosa.
Il mondo reale è brutto e bugiardo, il web risplende di luce propria ed è completamente libero… peccato che il web free è quasi un utopia, dato che si gira attorno a soli tre servizi principali, che sono google, you tube e facebook.
Le frodi online sono molto più facili di quelle commesse di persona, su internet c’è libertà popolare come ce ne nella vita reale, ma il mezzo della rete ne permette una rapida diffusione delle idee, cosa utile per diffondere la verità, ma anche un mezzo potenziale per la manipolazione ideologica.
Insomma sembra che stanno indottrinando le masse a credere al web ciecamente, per fede, sembra che il senso critico e un approccio analitico alle informazioni è quasi un oltraggio al web al quale bisogna dare sempre fiducia.
Io utilizzo il web per informarmi da almeno 4 anni, non uso la televisione da 4 (ormai ne ho solo un vago ricordo) ma mai mi sono illuso che la rete fosse qualcosa di incorruttibile. Esiste da soli 20 anni nelle case della gente (da quando cioé si è diffusa al pubblico). Il potere sta solo studiando il fenomeno, siamo sotto osservazione, come ci muoviamo in rete, cosa ci piace, come reagiamo, sono degli analisti, dei sociologi, raccolgono dati, il web potrebbe diventare il mezzo più potente per la manipolazione di massa mai inventato dall’uomo se articoli come questo spacciano la rete come una sorta di fede trascendentale.
Mantenete alti gli scudi, non abbassate mai la guardia, fate degli esperimenti, addentratevi in realtà (in rete) dove di solito non navigate, vi accorgerete che di condizionamenti ne è già satura, violenza gratuita, associazioni politiche estremiste che fanno sempre più proseliti (controllate le reti dei canali nazifascisti sul tubo). Se non stiamo attenti ce lo ritorceranno contro come è successo in cina, o in iran, la rete va protetta con intelligenza.

La rete è un mezzo molto più umano, dal punto di vista dell’appartenza, un po’ come dire l’acqua è di tutti, la rete ha lo stesso valore, ma questo non vuol dire che nel mondo non eisstono persone che vorrebbero controllare l’acqua come vorrebbero manipolare e controllare la rete.
Appunto perché è giovane vorrei un po’ più di accortezza nel descriverla e meno entusiasmo, perché se i semi che l’hanno diffusa nel mondo erano quelli degli universitari che la usarono per primi i padri che l’hanno creata furono i militari.
Stiamo sempre attenti che non ci si ritorca contro, nel web ognuno è responsabile delle sue scelte, qui non si cercano teste da mozzare, come nella politica nel reale se si vota un corrotto gli elettori non pagano, qui si è tutti complici.

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