venerdì 11 febbraio 2011

La società a 3 dimensioni

Geometricalmente una società può essere descritta in dimensioni spaziali. I principi di una società sono formati dall'individuo e dalla collettività (il superoganismo).

Trasformandosi così in un organismo gli individui si spostano al loro interno per differenziarsi nei compiti organici. Questi spostamenti generano bisogni differenti, anche la riproduzione avviene per ragioni di bisogni della collettività. Il metodo più utilizzato per molte specie sociali è la riproduzione per casta. La casta si genera per gerarchia sociale, le posizioni occupate danno privilegi riproduttivi maggiori.
Due massimi sistemi moderni nelle società umane sono l'uguaglianza e il dominio, ed entrambi possono essere descritti all'interno di esempi di geometria spaziale.

Il disco bidimensionale e l'asse di valore verticale
Una società egualitaria si espande su di un piano bidimensionale, priva di spessore, a formare questo piano sono gli individui, che all'interno del piano non hanno identità, ma occupano solo spazio in estensione.
Una società dominante è una linea retta verticale, in un grafico di valore, il piano dove poggiano queste linee è solo un supporto senza una base reale e stabile. Vecchi esempi come società a piramide sono errati, infatti anche alla base un estensione è sbagliata per società dominanti, gli individui della stessa classe tendono a considerarsi in competizione per la posizione gerarchica cercandosi l'un l'altro di elevarsi annullando così una piramide estesa alla base come ad indicare l'uguaglianza di classe.

Un piano egualitario assoluto non concepisce e riconosce l'esistenza di individui, quindi azzera anche i talenti e i meriti. Ma in un sistema sociale organico serve una specializzazione, la migliore specializzazione si ottiene con il merito e la competizione (come concorsi e talenti). Un paradosso per una società che azzera le differenze, asserire che esistono i talenti, e quindi differenze, è un rischio di formazione di pensieri dominanti e di classe ma allo stesso tempo serve creare delle classi specializzate per i settori sociali, questa contraddizione deve negare l'esistenza dell'evoluzione e della differenza individuale per sopravvivere.


La classe dominante invece si trova un percorso in discesa, privo di contraddizioni, gli animali si sono evoluti per competizione, lo stesso genoma esiste per questo principio, senza il quale sarebbe allo stadio di aminoacidi in pozze di idrocarburi. Il dominio spinge l'evoluzione interna a prevalere sui geni deboli e sostituirli con quelli forti. Questo principio è profondamente radicato nella specie umana che fa parte della sua storia passata e recente in ogni suo aspetto.

Allora perché si è fatto avanti il principio di uguaglianza?

Le fasi storiche che lo hanno generato sono state lunghe elaborazioni socilogiche. La democrazia, che metteva i bisogni di molti sopra a quelli di pochi permise l'evoluzione culturale, prima delegata solo alle classi nobiliari e privilegiate. La diffusione culturale ha permesso un ricambio del sangue delle classi dirigenti, lo scambio intellettuale ha arricchito le classi nobiliari (nel frattempo evolutesi in corporazioni e multinazionali) dei paesi democratici e sviluppato le scienze e le tecnologie necessarie alla competizione armata, la dominazione globale rispetto agli stati concorrenti non democratici è stata schiacciante.

Quindi è stato solamente una strategia dominante per ottenere un controllo. Il modello democratico ha però diffuso i principi di uguaglianza in una società di forti differenze sociali e di privilegi, le masse sono tenute occupate dalla politica la quale però viene condizionata dalle corporazioni.
Tornando all'esempio della geometria, i modelli sociali di uguaglianza assoluta sono stati adottati dalle politiche comuniste. Il comunismo, nato come modello econimico, fu trasferito su sistemi sociali, un esperimento durato più di un secolo. All'interno di questi sistemi si affrontavano contraddizioni forzate, come l'uguaglianza sociale in tutti i suoi aspetti. Il piano è piatto, privo di individui di spicco, ma all'interno di questo piano le strutture necessitano di individui che svolgono compiti differenti, la scelta dell'elite di comando per esempio presumeva una forma di competizione di merito, ma la competizione portava l'ammissione di disuguaglianze sociali negli individui, anche le sole elezioni comportavano l'ammissione di una superiorità competitiva, di conseguenza l'elite di comando doveva essere imposta con la forza, creando non poca confusione.
La convivenza con un contrasto così forte, uguali ma comandati da una casta di controllo, comportava il bisogno di una forte repressione. La natura umana, che tende a cercare la supremazia sul prossimo, veniva repressa assieme a ogni altra forma di personalità disomogenea alla massa. Il piano doveva rimanere piatto, la scelta delle specializzazioni erano delegate alla casta di controllo, l'unica che non rientrava nel sistema.
Si può concepire queste strutture sociali come a campi di grano il cui centro, il controllo, miete la superficie per mantenere le spighe tutte alla stessa altezza, mozzando ogni pianta che si eleva sopra le altre.

Nei sistemi dominanti invece non esistono estensioni ma solo sovrapposizioni, quando si crea una linea verticale di ascesa qualunque tentativo di affiancarla viene schiacciato da chi si trova sullo stesso piano dalla posizione sociale. Non può esistere lo stesso piano, uno deve essere più dell'altro e viene stimolato a rivendicare le sue doti superiori. Nelle classi basse le competizioni sono fisiche, di forza e di aggressività, ma questo aspetto contraddistingue ogni gradino gerarchico di questo sistema. L'apice è considerato dalla torre sociale come il rappresentante dominante supremo, colui che ha ottenuto i massimi privilegi.
Sono infatti i privilegi il motore competitivo, a ogni scalata sociale si gartantisce migliori diritti, questo sistema invoglia la popolazione a migliorarsi la posizione per permettersi migliori garanzie.
Nelle fasce più basse, nuovamente, i privilegi sono dati dalla reputazione fisica, questo condiziona privilegi di tipo tribale, come l'ottenere più femmine (motivo per cui nelle politiche rivendicano differenze nei diritti tra i sessi), il controllo territoriale, scambi di favori e prepotenze estorsive. In una società che promuove i valori del forte sul debole deve preoccuparsi della formazione di questi valori con ogni mezzo mediatico disponibile.

Società multidimensionali
All'interno delle società democratiche, dove entrambi i sistemi esistono separatamente possiamo accorgerci di queste diffusioni mediatiche, dove è possibile far prosperare maggiormente la cultura dominante è nelle masse povere, dove la supremazia fisica è ossessiva, crescono con regole tribali di supremazia di banda, territoriale e individuale formando principi politici ben radicati.
Di contro una cultura egualitaria permette invece una libertà maggiore subendo una pressione sociale inferiore.
Come può allora funzionare un piano egualitario nelle democrazie senza trasformarsi in regimi simili a quelli comunisti?
Si è adottato un sistema di equilibrio. Il piano è, come abbiamo detto, bidimensionale, privo di spessore individuale, il secondo sistema, quello dominante, invece è privo di estensione e si eleva in altezza in una singola dimensione. I popoli moderni stanno adottando un modello a 3 dimensioni, cioé la fusione della singola dimensione gerarchica più primitiva e quella estesa e piana dell'uguaglianza.
La dimensione, quella in elevazione, viene interpretata come classe ma non ha superiorità tra classi perché si trova su un piano in estensione. All'interno delle classi gli individui sviluppano i propri talenti guadagnandosi una posizione rispetto alle proprie abilità nel settore che occupano, l'estensione sul piano in altezza non ha quindi alcun limite ma solo per il modello e settore sociale che lo identifica. Sopra ad esso le altre classi non si sovrappongono, ogni classe ha uno spazio parallelo sul piano infinito da occupare senza competere. Le classi lavorative sono utili per la formazione strutturale di una società meritocratica. La tridimensionalità del modello permette una individuazione dei talenti ma annulla la competizione dei privilegi di casta. Tolta la ricerca dei privilegi il modello dominante viene abolito su carta, ma non geneticamente. Serve infatti una pressione continua, esercitata dal diritto e dalla sua applicazione con la pena, e una diffusione culturale di pari trattamento.

Il riconoscimento della multispecie umana dominante
L'istinto dominante però è dominante anche per l'individuo stesso che ne è portato geneticamente, la sua capacità di analisi sociale si limita all'identificare la propria persona come centro, classificando con chi viene in contatto come entità posizionata su un asse verticale. La sua unica preoccupazione è determinare, con rituali riconoscibili, (minacce, aggressioni, espressioni, coercizioni, umiliazioni verbali e fisiche) una posizione, questi comportamenti e segnali li identificano come individui geneticamente condizionati dal modello dominante.
In questi soggetti il piano appare solo nel momento della competizione, dissolvendosi appena le posizioni si chiariscono. Un piano orizzontale fa la sua comparsa in guerra o anche solo in uno scontro fisico per poi posizionare il vincitore e il perdente sull'asse verticale.
In società questi individui tendono a mimetizzarsi all'interno di comunità democratiche. La loro "cecità" al piano egualitario esteso è per loro motivo di tensione per le complesse interazioni sociali che faticano a comprendere.
Modelli di identificazione

Sono facili da individuare constatando un eccesso di cerimonie, spesso queste cerimonie comprendono lunghi saluti di circostanza, spesso accompagnati da lusinghe e complimenti fuori luogo. Per distinguerli da una persona gentile bisogna valutare la situazione, sorrisi forzati e carinerie sono spesso utilizzati quando fanno il loro ingresso in società, l'assenza totale di diffidenza nei nostri confronti (normale nel caso ci si è appena conosciuti) ne identifica la natura predatoria.
All'interno del loro ambiente, tra propri simili, il linguaggio varia rispetto a quello usato nei confronti di un individuo sul piano, gli argomenti trattati trattano spesso la competizione, è abbastanza nota per esempio l'ossessività sportiva, identificata in tifoseria che ne identificano un appartenenza di branco, al cui interno ogni membro è riconosciuto gerarchicamente per le proprie doti fisiche e aggressive. Questo tifo esalta infatti l'appartenenza tribale competitivae, è la forma più civile che questa specie esprime in democrazia.
Altri esempi per la loro identificazione sono gli scambio di diritti non paritari, l'individuo dominante deve rimarcare la sua posizione superiore, nelle società civili deve però mascherarla, soddisfare questo suo bisogno spesso è ossessivo, le strategie a volte sono curiose, nel loro tentativo di crearsi un livello gerarchico, incompatibile con i diritti sociali.
Quando socializzano si crea un piano, questo stato di uguaglianza è per loro un forte disagio, l'istinto gerarchico inizia con lo studiare la personalità dell'interlocutore, per valutare se si tratta di un loro simile o di un individuo civile. Il piano deve essere infranto, nel caso si tratti di una persona civile lo infrangono con una strategia di diritto a senso unico. Nel corso dell'interazione sociale cercano una forzatura nello scambio verbale, in un dibattito si rimarcano, per esempio, termini o espressioni alle quali non si vbuole sentirsi appellati.

Di solito questa imposizione è eseguita con espressioni minacciose (se di molto sicuro di se avrà le palpebre semi chiuse con un espressione di sufficienza, se temono una reazione saranno accigliati e torvi), l'interlocutore accetta le condizioni imposte, essendo in grado di spostarsi su un piano orizzontale. Imposta la regola il dominante utilizza la stessa espressione, appena proibita, nei suoi confronti, questo atteggiamento mette in chiaro i privilegi di superiorità, che sono alla base dell'utilità dell'asscesa verticale. Questa strategia, per infrangere il piano, deve però violare i principi di diritto ugualitario, se l'interlocutore insiste nel voler instaurare un rapporto prolungato con l'individuo dominante deve accettare questa condizione di disparità, o affrontarlo, infatti solo una sua superiorità fisica gli può garantire un trattamento rispettoso.
Esiste un'altra forma strategica per infrangere il piano che è facile da identificare. Simile a un marchio caratterizzato appartiene solo alla loro specie. Viene scelto (la forma e il modello è individuale e varia da individuo a individuo) un limite, simile all'esempio precedente, questo limite non ha senso in se, viene creato come limite identificativo, ma serve anche come caratteristica per riconoscersi tra di loro. Per fare degli esempi potrebbe essere una parola alla quale non si tollera essere appellati, o una particolare zona del corpo dove non si vuole essere toccati. Di solito queste marcature possono anche variare nel corso della vita, ma raramente vengono infrante in entrambi i sensi. È infatti più un rituale di riconoscimento che una provocazione fatta apposta per testare il coraggio dell'interlocutore.
All'interno delle società democratiche il livello di mimetismo varia a seconda della posizione economica e culturale, più basse sono meno è marcato, i dominanti di classe inferiore si identificano in rituali comuni, come l'apprendimento di gestualità tribali, gerghi urbani, competitività fisica e la cultura criminale (non devono per forza esserlo), in posizioni più elevate il mimetismo cresce per via dell'influenza della propria posizione all'interno della democrazia.

Il crimine è una forma organizzata che infrange apertamente il piano, il suo tentativo è quello di eludere i controlli e le pressioni che tengono le masse sullo stesso piano, organizzandosi con lo stesso scopo di infrangere e sovvertire l'ordine il crimine arricchisce i propri bisogni e privilegi sfruttando le masse rese dipendenti dai controlli (e quindi incapaci di organizzarsi e affrontare i propri predatori).